domenica 9 settembre 2012

Che cosa bolle in pentola?

Ecco qui la parte interessante del progetto per un "percorso naturalistico" dal muro della ex-tresa plastica al... nulla. Come si può vedere il canneto viene attraversato in tutta la sua lunghezza, nel punto in cui è più esteso, da un pontile galleggiante, con un non meglio specificato numero di attracchi, per eventuali "emergenze". Ora, a parte l'assurdità di approntare un punto simile nel bel mezzo di un canneto dove non c'è spazio di manovra, nè per i natanti in acqua, nè per eventuali mezzi di soccorso in terraferma, dal momento che il percorso dovrebbe rimanere pedonale, sterrato e privo di collegamenti diretti con la limitrofa via Zanzi, rimane l'interrogativo su come l'apertura "naturale" del canneto, proprio in quel punto così opportuno, si sia magicamente prodotta in percorso rettilineo e a favore di un punto di sosta con panchine che sorgerà, altrettanto opportunamente, proprio su quella porzione di terreno avuta dal comune in permuta di concessioni per una lottizzazione in via di costruzione. Quando si dice... il caso! Che la lottizzazione interessi una fascia boschiva e ne provochi l'abbattimento è un corollario laterale di questa operazione, ma abbastanza significativo. Sia il canneto che il bosco sono un patrimonio naturale affidato alla lungimirante conservazione e per difesa ai cittadini, in primis a quei cittadini che pretendono di amministrare e governare in nome della popolazione.
Il reperimento delle risorse economiche per la vita di un Comune è di vitale importanza: da questo dipendono i servizi resi alla popolazione, il livello d'efficienza delle infrastrutture e la vivibilità del paese, in sostanza la qualità della vita di ciascuno e di tutti. La domanda cruciale a questo proposito è: garantirsi finanziamenti giustifica compromessi di qualunque natura, a tutti i livelli? E, non meno stringente, l'utilizzo di questi ipotetici fondi deve, o può, essere svincolato dalle esigenze primarie di persone e ambiente? Questo interrogativo ce lo siamo posto, in passato, al momento dell'impiego di centinaia di migliaia di euro nei lavori di "abbellimento" dello Stretto e del Lungolago in località Lido, ce lo poniamo oggi, all'indomani di una stagione di penuria idrica ( dai problemi dell'inverno a quelli estivi) in cui intere vie del paese hanno visto i rubinetti desolatamente asciutti, dopo aver subito gli improperi del governo ticinese per la condizione delle acque del Lago, in lotta continua per attraversare il paese senza code chilometriche e fatiganti. In questo panorama entrano i marciapiedi sconnessi, le strade comunali deformate, i tombini intasati dalla sabbia e tutto quel corollario di piccole spine quotidiane che ci avvelenano le giornate. Quello che colpisce è che, indubbiamente per una questione di scelte, mentre rimangono sulla carta le somme dedicate alla manutenzione e al risanamento, doverosamente indicate nei bilanci comunali, si aprono nuovi capitoli di spesa per interventi non precisamente indispensabili e, dal nostro punto di vista, anche potenzialmente pericolosi. Il progetto di restyling della costa che chiude il territorio comunale verso Brusimpiano è un esempio lampante di quanto sosteniamo: si progetta di impiegare una somma non cospicua ma sensibile ( di fondi interamente forniti dalla regione, almeno così è dichiarato)per mettere mano a una zona naturale, l'ultima che rimane intatta o quasi sulla sponda italiana del Ceresio. Non si pensa a risolvere l'annoso problema degli scarichi e degli sfioratori, ma si vuole dare "un attracco d'emergenza" non si sa bene a chi, visto che in paese ci sono già tre porticcioli ( al DuLac, alla Fontana e sullo Stretto)e alcuni attracchi semi-privati ad uso dei ristoranti...non si pensa a riattivare la captazione dell'acqua ( tra l'altro proprio in quella zona), ma si predispongono rotonde e panchine in seno ad un canneto che, nascosto e distante dal centro urbano, si presta ad usi... clandestini, oltre che esporre flora e fauna spontanea ad attacchi vandalici e altri insulti. La proposta di questa"restituzione al godimento pubblico" prescinde da un punto cruciale: godere di un bene non significa usarlo a proprio piacimento, ma vuol dire riconoscerne l'unicità e la specificità e mantenerle tali per le future generazioni. Nessuno darebbe un gioiello prezioso come giocattolo ad un bambino, anche se, probabilmente, la cosa lo divertirebbe. L'ecosistema del canneto è altrettanto prezioso, non è passandoci attraverso che lo si mantiene come tale.

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